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La privacy sul web, tutele e diritti

lunedì, 30 Settembre 2019

Il web, parte ormai fondamentale della vita di ogni individuo, può rivelarsi una minaccia ed un pericolo?

Si è davvero tutelati a sufficienza, oppure troppo spesso non si presta attenzione a come e dove vengono veicolati i propri dati personali?

Che diritti ci sono in merito alla privacy del web e cosa si può fare per tutelarla prima di tutto noi stessi?

Proviamo a vederlo insieme in questo articolo.

La privacy sul web: di cosa si tratta?

Quello della privacy sul web è un tema a cui bisogna prestare la massima attenzione. La privacy riguarda la tutela di voi stessi e dei vostri dati personali, ed eliminare qualcosa che non volevate condividere può non essere così semplice rispetto ad un documento cartaceo.

Sul web resta davvero tutto. Ma il punto non riguarda soltanto dati condivisi di cui ci si potrebbe in futuro pentire, bensì anche la trasmissione dei dati a terzi.

Le autorizzazioni che si danno, cliccando spesso ovunque sia richiesto senza leggere attentamente e senza prestarvi troppa attenzione, col tempo potrebbe rivelarsi un boomerang per voi stessi, ritrovandovi contattati da aziende con cui non era vostra intenzione condividere le informazioni che vi riguardavano.

Inoltre, il problema della tutela della privacy e della condivisione dei dati riguarda anche il problema hacker. Una privacy eccessivamente aperta e pubblica potrebbe facilitare il lavoro di questi ultimi che, appropriandosi poi del vostro profilo, potrebbero crearvi dei problemi nelle vostre attività.

La privacy sul web: cosa fare per tutelarla

Quali sono gli elementi a cui prestare più attenzione quando si naviga sul web?

1 – Prestare attenzione alla lettura dei dettagli.

Prima di dare il proprio consenso al trattamento dei dati, e prima di cliccare ovunque vi venga richiesto, è importante leggere attentamente, anche quelle piccolissime clausole su cui nessuno ripone tanta attenzione.

2 – Memorizzare la concessione dei propri dati.

Anche se il più delle volte si clicca e si acconsente senza prestare attenzione al soggetto, o ai terzi strettamente collegati, sarebbe opportuno ricordare e tenere traccia di tutti i siti e i soggetti a cui si è deciso spontaneamente di concedere i propri dati.

3 – Attenzione alle impostazioni della privacy.

Ogni sito al quale vi registrate ha delle specifiche impostazioni della privacy, modificabili in qualsiasi momento. Di tanto in tanto controllate che i parametri selezionati corrispondano alla vostra tutela e sicurezza.

4 – No al login automatico.

La paura di dimenticare le proprie password, unita alla pigrizia di dover inserire tutte le volte le proprie credenziali, porta l’utente a scegliere l’inserimento automatico dei propri dati di accesso. Questo tuttavia per la privacy non è ottimale. È molto più facile, infatti, per i pirati del web, appropriarsi di un profilo o prenderne le informazioni perché a consentirgli l’accesso sono inconsapevolmente gli utenti stessi.

5 – Attenzione alle reti WiFi aperte.

Molto spesso capita di connettersi in luoghi pubblici grazie alle connessioni internet pubbliche o fornite in maniera gratuita e libera.

Per quanto questo si prospetti come un vantaggio per l’utente che cerca e necessita di una connessione per le proprie attività, può anche rivelarsi un possibile danno. Le reti aperte permettono infatti agli hacker di accedere liberamente, proprio come è concesso a tutti gli utenti.

Questo può comportare che chiunque potrebbe vedere le attività online che state compiendo.

6 – Scegliete password difficili da indovinare

Devono essere ricche di caratteri diversi (l’ideale è una combinazione di lettere, numeri e simboli). Evitate inoltre di usare la stessa password per più siti web.

7 – Fare acquisti online solo su siti ecommerce sicuri.

Ricordate di prestare la massima attenzione prima di comunicare i vostri dati della carta di credito e indirizzi personali.

La privacy sul web: i diritti

La privacy è qualcosa che deve essere garantita all’utente. Il Codice della privacy, infatti, riconosce a chiunque “il diritto alla protezione dei dati personali”.

Affinché tale diritto sia garantito vi deve essere la correttezza del trattamento dei dati e la possibilità di intervento dell’utente. Intervento che può riguardare soprattutto l’eventuale recesso o disdetta dei consensi forniti.

Chi utilizza i dati di un utente è tenuto a fornire un’informativa che contenga finalità e modalità d’uso del trattamento dei dati.

Anche se sul web il tema della privacy fa parecchio discutere, per le difficoltà di controllo che spesso si incontrano, prestare attenzione è fondamentale.

Il controllo non deve essere visto come un ostacolo ma come una tutela delle informazioni.

Per l’utente è previsto, inoltre, il diritto all’oblio. Ovvero il diritto ad essere dimenticato in base a dati che possono recargli problemi.

Quindi vi è il diritto a chiedere la cancellazione dei propri dati personali inseriti nei motori di ricerca o nei social network.

Qualora le informazioni che si trovano sul web siano veritiere devono comunque rispettare dei parametri:

  • contestualizzazione;
  • aggiornamento;
  • interesse reale alla conservazione nell’archivio web.

La privacy sul web: un esempio

A proposito di diritto alla privacy, vediamo il caso una sentenza emessa proprio in questi giorni, dal Garante della privacy.

Il Garante della privacy dice che il diritto all’oblio sul web vale anche per chi si riabilita.

Ma cosa significa e a seguito di quale vicenda è stata emessa questa sentenza?

Un imprenditore nel 2007 aveva vissuto alcune vicende giudiziarie e nel 2010 era arrivata la condanna.

Tuttavia, nel 2013, l’uomo è stato riabilitato. Ma sul web di quest’ultimo tassello della vicenda non vi era traccia.

Dunque, quando chiunque scriveva il nome del soggetto in questione su Google poteva trovare soltanto notizie riguardanti la vicenda giudiziaria fino all’arrivo della condanna.

Ovviamente questo poteva causare un danno d’immagine ad una persona sia in termini professionali, e dunque lavorativi, che personali.

Per questo egli aveva chiesto a Google di cancellare (il termine tecnico più appropriato è “deindicizzare”) le parti riguardanti questa vicenda che ormai era non solo conclusa ma anche non più attuale.

Google non aveva tenuto conto della richiesta dell’imprenditore

che, nel frattempo, subiva dei danni morali per questa situazione, così decise di rivolgersi all’Autorità.

Dopo le opportune indagini e verifiche il Garante della privacy si è espresso a favore dell’imprenditore, ordinando a Google la rimozione delle informazioni in questione. È stato ritenuto, infatti, dal Garante, che il permanere in rete di notizie di cronaca giudiziaria non opportunamente aggiornate può creare un problema nel reinserimento sociale di qualcuno. Ha giudicato, inoltre, sproporzionati i fatti trattati da Google, i quali mostravano tutto il materiale storico della persona fino al 2010 e non tutta la parte che riguardava la riabilitazione (anche in virtù della quantità di tempo trascorsa).

Concludendo infine così:

“La persistenza in rete di tali informazioni giudiziarie non aggiornate non è in linea con i principi alla base dell’istituto della riabilitazione il quale, pur non estinguendo il reato, comporta il venir meno delle pene accessorie e di ogni altro effetto penale della condanna come misura premiale finalizzata al reinserimento sociale della persona”.

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