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Lavoro 2020, smart, pratico e flessibile

martedì, 18 Febbraio 2020

La nuova frontiera del lavoro 2020 si prospetta ricca di cambiamenti e novità. Una su tutte l’incremento del lavoro smart, di cui in quest’articolo racconteremo caratteristiche e dati.

Il lavoro smart non è un concetto totalmente nuovo, ma la sua comparsa è recente e si è poi espansa nel corso degli ultimi anni. Adesso, all’inizio del 2020, e in prospettiva di questo nuovo anno lavorativo, si prevede un vero e proprio boom dello smartworking.

Lavoro 2020, lo smartworking

Le vecchie 8-10 ore in ufficio saranno ben presto solo un lontano ricordo. Lo sanno bene i più giovani della nostra epoca, i primi a sperimentare nel corso degli ultimissimi anni il concetto di smartworking.

L’annuale Global Workspace Survey di IWG, l’International Workplace Group, spiega come il mondo del lavoro sia cambiato e come continuerà a modificarsi in questo anno di lavoro 2020.

Il concetto di lavoro flessibile è ormai oggi utilizzato dalle più prestigiose aziende che, non solo hanno trovato il modo per non rinunciare ai lavoratori più talentuosi ma, inoltre, hanno compreso un nuovo modo di impostare il lavoro affinché esso possa definirsi di successo.

Stando ai dati attuali è il 62% della società ad adottare norme di lavoro flessibile ma i dati sono in crescita.

Inoltre, sempre secondo le statistiche, quattro lavoratori su cinque, una volta ricevute due offerte di lavoro simili, prediligono quella che dia l’opportunità di lavorare in ottica smart.

Lavoro 2020, parola d’ordine: flessibilità

Una delle prime parole, e forse la più importante, che caratterizza lo smartworking è la flessibilità.

Non più dunque spazi e tempi definiti in regole piuttosto rigide, ma modalità di lavoro che permettano la gestione degli orari e dei luoghi in totale autonomia.

Una volta era necessario recarsi al lavoro perché era esso a fornire al lavoratore gli strumenti essenziali per svolgerlo al meglio.

Oggi per molti lavori e, soprattutto, per quelli nuovi è sufficiente avere un computer ed una buona connessione perché tutto il resto è frutto di idee e capacità del lavoratore stesso.

La nuova generazione inoltre ha dovuto fare i conti con mancanza di contratti di lavoro stabili e duraturi, oltre che paghe singole sufficienti a poter andare avanti.

Ecco allora la necessità di poter lavorare a più progetti contemporaneamente, offrendo magari la propria consulenza da esterni o al bisogno.

Il lavoro 2020 è destinato ad incrementare esattamente questi concetti nell’ottica di tutela al lavoratore.

Lavoro 2020, tutto si basa sulla fiducia

Lo smartworking favorisce sia aziende che dipendenti.

Le prime perché non dovranno rinunciare ai migliori talenti distanti o che già lavorano per altre aziende; mentre i dipendenti saranno più soddisfatti perché si sentiranno liberi di gestire il lavoro in maniera autonoma e non subiranno lo stress delle regole aziendali in passato imposte al lavoratore.

Tutto si basa poi su un’altra parola fondamentale, ovvero la fiducia.

Un rapporto alla pari e reciproco in cui l’azienda dovrà fidarsi totalmente del dipendente da remoto, mettendolo alla prova nella capacità di gestione autonoma del lavoro.

Il lavoratore, dall’altro lato, dovrà non tradire questa fiducia accordata, garantendo consegne di lavoro puntuali e svolte al meglio nonostante i mille progetti che si ritroverà a dover gestire per conto di più aziende contemporaneamente.

Il lavoro 2020 non considererà lo smartworking un semplice desiderio, ma una vera e propria richiesta di aziende e professionisti.

IWG ha condotto uno studio, basato su circa 15mila professionisti in 80 Paesi di tutto il mondo, ed è emerso che per l’85% degli intervistati la maggiore flessibilità sul lavoro si è rivelata un elemento maggiormente produttivo per la propria azienda.

Lavoro 2020, lo smartworking regolamentato

Considerato il successo dello smartworking, che è destinato ad aumentare anche per il lavoro 2020, molti Paesi hanno già cominciato a prevedere una normativa di riferimento specifica che ne regolamenti i tratti.

Ad esempio, in Australia e Norvegia la legge in materia di smartworking prevede la possibilità e la richiesta di lavorare da remoto per un’azienda a patto che quest’ultima non venga in alcun modo danneggiata dalla suddetta modalità.

Nel Regno Unito, la legge prevede che tutti coloro che abbiano lavorato almeno sei mesi per un’azienda possano fare una richiesta formale all’azienda stessa in cui richiedono il passaggio al lavoro da remoto. Ancora, in Olanda chi lavora in aziende con almeno dieci dipendenti, dopo un anno di lavoro, può richiedere il passaggio al lavoro da remoto.

Per quanto riguarda l’Italia, lo smartworking inizia ad essere concepito in maniera seria e inserito in una normativa con la legge 81/2017. I vantaggi dello smartworking vengono riconosciuti ormai anche in termini di tutela ambientale ed economica.

Il lavoratore che lavora da casa provocherà un risparmio di energia e di inquinamento. La stessa cosa avverrà in azienda e, alla fine, nell’intera città.

Lavoro 2020, lo smartworking in Italia

Il concetto di smartworking in Italia non ha avuto la stessa crescita degli altri Paesi. Come spiegano diversi studiosi e sociologi questo è un problema, perché alle aziende sfuggono talenti importanti ma anche per la perdita di tutte le conseguenze positive di cui usufruirebbe l’azienda stessa.

Mentre gli altri Paesi, dunque, hanno già da tempo sperimentato l’impatto positivo del lavoro flessibile, l’Italia è rimasta indietro.

In un’intervista di appena pochi giorni fa, Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro presso l’Università La Sapienza di Roma, e fondatore della SIT – Società Italiana Telelavoro, che si batte per l’incremento del telelavoro e della sua regolamentazione sindacale, alla base c’è una concezione sbagliata proprio del lavoro.

In Italia, infatti, il datore di lavoro ha l’esigenza di tenere sotto stretto controllo in tutte le fasi lavorative il lavoratore, invece di “accontentarsi” del risultato finale, scatenando un circolo vizioso che porta alla frustrazione e allo stress del dipendente e quindi alla sua scarsa produttività.

Eppure, come spiega il professore, lo smartworking rappresenta il modo migliore di lavorare.

“I vantaggi del lavorare da casa sono inquantificabili, ma in Italia c’è una resistenza patologica al cambiamento”,

sono le parole del professore De Masi che, continua:

In Italia non riusciamo ad abbandonare l’idea di dover per forza lavorare da un’altra parte, di doverci spostare da casa per raggiungere l’ufficio. Questa abitudine si è consolidata nel corso dei duecento anni di società industriale. Prima dell’avvento dell’industria, si lavorava a casa: il medico lavorava a casa, l’avvocato lavorava a casa, anche l’artigiano lavorava a casa. Poi è arrivata l’industria, con le sue macchine potenti e fragorose e gli operai hanno iniziato a spostarsi per raggiungerle. L’andirivieni tra casa e lavoro si è così insediato nella nostra mentalità e persiste tuttora, anche se viviamo in un’epoca in cui la maggior parte dei lavori potrebbe facilmente essere svolta da remoto.
Ovviamente non tutti i lavori si possono ‘telelavorare’: il pompiere deve correre dove è l’incendio, il chirurgo deve stare in sala operatoria, il cassiere deve essere sul posto. Ma il 60%-70% della popolazione svolge un lavoro da impiegato, ovvero manipola informazioni che grazie a telefono e Internet potrebbero essere trasferite da un posto all’altro a costo zero, senza bisogno di recarsi ogni giorno in un luogo fisico diverso dalla propria abitazione.”

Il sociologo De Masi ha spiegato come già quarant’anni fa quando fondò in Italia la SIT era convinto che di lì a poco il lavoro da remoto sarebbe cresciuto. Tuttavia, ammette, all’epoca non c’era ancora il boom di Internet e le mille possibilità offerte dalla connessione di oggi, c’era solo il telefono che poteva fungere come primo esperimento.

Nel lavoro 2020, però, non ci possono più essere scuse ed è arrivato il momento per l’Italia di adeguarsi e seguire il cambiamento, scoprendo tutti gli effetti positivi che ne derivano.

Qualche dato: in Italia, nel 2019, i lavoratori smart erano 570mila, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Dati positivi perché attestano comunque un incremento invece di uno stallo, tuttavia secondo l’Eurostat l’Italia è ancora sotto la media europea.

Lavoro 2020, smart working: affidati a noi

Come abbiamo visto in questo articolo la nuova frontiera del lavoro 2020 è lo smartworking: flessibilità, autonomia, connessione.

Ingredienti per un risultato ottimale senza la necessità di una sede di lavoro fisica da raggiungere giornalmente.

Proprio perché il lavoro è a distanza ogni azienda ha bisogno di farsi conoscere al meglio dai futuri dipendenti che gestirà da remoto, così come i lavoratori stessi hanno la necessità di mostrare a distanza le loro capacità e qualità professionali.

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